La cucina è un’arte tipicamente femminile, almeno all’interno delle mura domestiche, dove sono soprattutto le donne a cimentarsi ai fornelli, fin dalla notte dei tempi. Un sapere tramandato di madre in figlia, di nonna in nipote, generazione dopo generazione. A cui attingono a piene mani esperti, cuochi e persino il massimo esperto quando si parla di buona cucina, ormai da secoli: Pellegrino Artusi.
Nelle cucine dei ristoranti italiani le donne sono altrettanto riconosciute? La situazione non è come quella che si riscontra tra le mura domestiche, dove le donne hanno il loro bel daffare per preparare i pasti della quotidianità, ancora di più da quando è cominciata la pandemia.
Se da un lato i nomi di chef donna capaci non mancano nel Belpaese, i risultati in termini di premi e visibilità non sono altrettanto degni di nota. Lo conferma, stando a quanto si legge su La Repubblica, il fatto che nel 2022 Michelin Italia ha premiato solo una donna tra 33 chef, 39 se si considerano i soci-colleghi. Il nome della chef è Solaika Marrocco e gestisce il Primo Restaurant a Lecce. È stata premiata, complice i 26 anni da poco compiuti, anche come giovane dell’anno, rivelandosi un vero talento della cucina. Un dato che fa riflettere su un mondo, quello della ristorazione, dove il valore delle donne è ancora poco riconosciuto.
I numeri della ristorazione femminile in Italia
Secondo una ricerca apparsa sul Corriere nel 2020, le donne rappresentano il 52% della forza lavoro della ristorazione. Nel mondo, le donne chef sono circa il 4% (numeri sempre del 2020) su oltre 3.300 chef in 28 nazioni. Una percentuale che appare realistica anche in Italia, dal momento che essere chef equivale un po’ come a ricoprire il ruolo di manager o direttore d’azienda. Mansioni nella maggiorparte dei settori prevalentemente occupate dagli uomini.
Le motivazioni di questa situazione sono tante. Dalla difficoltà a conciliare un lavoro impegnativo con le occupazioni familiari, alla società stessa, non solo italiana come si può vedere, che ancora si trova a fare diversi passi in avanti per permettere alle chef donna di talento di poter emergere.
Un altro elemento da tenere presente è che il modello di organizzazione universale delle cucine professionali è stato impostato da un uomo, uno chef noto e molto amato per le sue creazioni. Si tratta di Auguste Escoffier, il quale è partito dall’immagine della brigata, in cui si trovano gerarchie e ruoli rigidi per la gestione della cucina, tipici di una vision maschile.
Nel frattempo l’occupazione femminile presso bar e ristoranti, come abbiamo accennato, è ben presente, un dato che conferma come il lavoro delle donne sia apprezzato. Allo stesso tempo risulta difficile effettuare una scalata verticale, come invece mostrano i riconoscimenti.
Esempi di donne chef di successo
Gli esempi di donne chef di successo non mancano, anche se sono ancora troppo pochi, sia in Italia sia nel mondo. Basti pensare ai programmi della televisione dedicati alla cucina dove le donne rimangono una minoranza e non raramente sono chef a capo di una cucina.
Una trasmissione come Masterchef, per fare un esempio, ha visto dare voce a diversi volti maschili affermati, con un’eccezione al femminile: la chef triestina detentrice di una stella Michelin Antonia Klugmann, attualmente tornata ad occuparsi del suo ristorante L’Argine.
Altre chef donna italiane capaci di affermarsi sono Mariangela Susigan, vincitrice di una stella Michelin e di una stella verde, Caterina Ceraudo, anche lei ha portato a casa una stella verde e Marianna Vitale, Chef Donna 2020 per la Guida Michelin. A testimonianza che in Italia il talento femminile non manca, ma rimane ancora tanto da fare per dare alle donne spazio e visibilità.