“Smart working”. Una parola che, fino ad appena due anni fa non eravamo abituati a sentire molto spesso o, almeno, non così spesso come oggi. Ormai, il lavoro flessibile – questa la declinazione più accreditata in italiano – è parte integrante della nostra quotidianità e ha raggiunto più o meno tutti i settori produttivi, convertendoli, tranne quelli dove è richiesta la presenza fisica del soggetto per svolgere mansioni, come ad esempio accade nella ristorazione.
Ci chiediamo quindi, ristorazione e smart working possono incontrarsi e, se sì, come? Vediamolo insieme.
Smart-working: lavoro da remoto oppure non necessariamente?
Spesso, erroneamente, si tende a tradurre questo termine anglosassone con la dicitura “lavoro da remoto”. In realtà, lo smart-working nasce come qualcosa di diverso: un metodo di lavoro flessibile, che consente al lavoratore di portare a termine dei compiti in un tempo prestabilito ma non necessariamente trovandosi in sede e ad orari “tradizionali”. Si può lavorare da casa, al parco, in biblioteca, in un caffè, ovunque, purché si termini il progetto su cui si sta lavorando.
Tutto questo però, cosa c’entra con la ristorazione? In senso lato, possiamo dire che lo smart working esiste da molto tempo in questo settore. Basti pensare che un ristorante o una catena alberghiera che lavora con uno staff ampio ha sempre bisogno di un ufficio amministrativo, che può lavorare anche da remoto. Inoltre, la tecnologia ha introdotto strumenti di lavoro collaterale anche in questo campo. Si tratta di attività che, specialmente con la pandemia, si sono rivelate un punto di forza, quasi una salvezza, e che possono essere gestite totalmente al di fuori del ristorante, bar o locale in questione. Ad esempio: le app di delivery e take away.
Si tratta di applicazioni che sostituiscono la “telefonata per l’asporto o la consegna a domicilio” che era la norma fino a poco tempo fa. In questo modo un locale si affida a terzi (le app, appunto), caricando il proprio profilo con tanto di menù sulla piattaforma e il cliente non dovrà fare altro che visitarla, scegliere ciò che intende mangiare, pagare con carta oppure alla consegna e vedersi recapitare il cibo o andare a ritirarlo. In tutto questo, il ristorante non ha nessun altro compito se non quello di preparare le pietanze scelte dal cliente. A tutto il resto ci penserà l’app, con persone che se ne occupano, da remoto.
Anche tutta la parte grafica e relativa ai social network, la parte del cosiddetto “digital marketing”, può essere svolta da remoto.
Perciò, anche se indirettamente, la ristorazione ha un metodo di lavoro più ampio di quel che pensiamo, che può essere molto adatto allo smart working. Certo, nessuno sarà in grado di sostituire il lavoro vero e proprio di bartenders, camerieri e somelier, perché il punto chiave della ristorazione è proprio il rapporto umano, l’accoglienza, l’ospitalità. Non a caso questo settore viene definito hospitality. È bene però ricordare che la tecnologia e il lavoro intelligente possono fare la differenza, aiutando il proprio business a crescere nel tempo e nello spazio.